Reale Tenuta di Carditello - La Reggia amata dal popolo
Provincia: Caserta
Tipologia: Tenuta Reale
Stato attuale: Di difficile valutazione
Periodo edificazione: 1793
Periodo abbandono: anni ‘80
Motivo abbandono: Incuria
Accesso: Su strada
Modalità di visita: Guidata
Tipologia: Tenuta Reale
Stato attuale: Di difficile valutazione
Periodo edificazione: 1793
Periodo abbandono: anni ‘80
Motivo abbandono: Incuria
Accesso: Su strada
Modalità di visita: Guidata
La dinastia Reale dei Borbone di Napoli fece costruire, sparsi per il Regno delle Due Sicilie, una serie di edifici che svolgevano differenti funzioni.
Le più note sono sicuramente il Palazzo Reale di Napoli, la Reggia di Capodimonte, la Reggia di Portici e la Reggia di Caserta. Molti non sanno che gli edifici dei siti Reali erano ventidue e molti di questi sono sconosciuti alla maggior parte della popolazione; tra questi c’è anche la Reale Tenuta di Carditello, detta anche Reggia di Carditello.
Le terminologie utilizzate per questi siti Reali non rispecchiavano il reale ruolo che avevano ed erano molto più di un semplice luogo di riposo e svago o tenute di caccia, molto spesso si trattava di vere e proprie aziende modernissime frutto di un’espressione imprenditoriale in voga e all’avanguardia per quei tempi.
La Reale Tenuta di Carditello, in particolare, era una vastissima porzione di territorio di Terra di lavoro (altrimenti detta la piana Campana o Campania Felix), delimitata a nord dal corso naturale del fiume Volturno, a est dai monti Tifatini, a sud da quelli che oggi chiamiamo Regi Lagni (una volta detto fiume Clanio) e ad ovest dal mare stesso, il Tirreno.
Il termine "Carditello" probabilmente deriva dal fatto che il luogo prima era talmente infestato da piante di cardi, da rendere impossibile l’accesso, anche a cavallo. Da qui è probabile l’origine del toponimo della zona.
La Tenuta ospitava una grande azienda agricola, specializzata nella produzione di prodotti caseari e nell’allevamento di pregiatissime razze equestri.
In un intero secolo di fervente attività ha rappresentato l’innovazione attraverso la produzione di mozzarella, attraverso l’allevamento di razze rare di cavalli oltre che di bufale e vacche e la coltivazione di cereali, foraggi, legumi, canape e lino.
Inizialmente, questo gioiello neoclassico fu costruito da Carlo di Borbone e destinato a luogo di caccia e allevamento; successivamente fu Ferdinando IV di Borbone a trasformarlo in azienda agricola e allevamento.
I terreni erano ricchissimi di pascoli e boschi, con molte aree dedicate all’agricoltura con un totale di oltre 2000 ettari di terreni.
L’azienda richiedeva molte braccia, pertanto all’interno della tenuta vivevano molte persone.
Nonostante fosse un’azienda agricola vera e propria, la Tenuta godeva anche degli appartamenti Reali, dove il Re poteva soggiornare con la moglie e partecipare alle amate battute di caccia e alle corse equestri.
La Reggia fu progettata da un allievo di Luigi Vanvitelli, tale Francesco Collecini, il quale costituì dinanzi la reggia stessa, una pista in terra battuta, a guisa dei circhi romani, dove si effettuavano corse di cavalli; il tutto abbellito da fontane ed obelischi, con al centro un tempietto circolare in stile classico dove i reali solevano accomodarsi per osservare le gare. Tutt’intorno alla recinzione della struttura furono costruiti degli spalti dove le persone residenti nella tenuta potevano godersi le corse.
Carditello fu eretta nel 1793 e all’atto dell’unità d’Italia la Tenuta fu presa in proprietà dai Reali di Casa Savoia. Il primo cambio di proprietà avvenne nel 1919, quando la struttura fu donata all’"Opera Nazionale Combattenti" e i 2070 ettari circostanti la struttura furono divisi in mille frazioni e cedute ai combattenti stessi; nel 1943 la struttura fu occupata dalle truppe tedesche stabilendo ivi il comando di zona facendo in modo che diventasse il più grande arsenale del sud Italia e fu proprio in questo periodo che iniziarono i primi saccheggi all’interno e all’esterno della struttura.
Nel 1952 diventa patrimonio del Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno e da questo momento inizia il suo periodo di decadenza, con l’abbandono e l’affitto della Tenuta per feste ed eventi che la priva di molti suoi tesori, sino all’abbandono totale dove, nel tempo, sono stati asportati dagli appartamenti oggetti e "pezzi" di ogni genere, dai marmi alle scale, dalle panchine alle statue.
In seguito, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali è intervenuto in salvaguardia della struttura donando una parte dei proventi del gioco del lotto alla ristrutturazione della Tenuta.
In realtà gli ultimi anni sono solamente una storia triste e di enorme degrado per Carditello, sono visibili i segni dell’abbandono e le mille promesse mai mantenute da parte delle istituzioni.
Carditello non ha ancora avuto nemmeno una destinazione d’uso, nonostante gli interventi di restauro sulla facciata principale; in questo momento l’opera è sotto tutela del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l’unica azione concreta è stata quella di metterlo all’asta privando così la popolazione di un bene di immenso valore e bellezza e rischiando che sia acquistato da persone di dubbia moralità, rischiando un uso illecito della struttura.
Carditello è inserita in un contesto molto particolare, i suoi terreni furono spezzettati e venduti ed adesso, intorno alla Reggia, si possono ammirare colline che altro non sono che discariche autorizzate, altre discariche abusive, strade senza nessuna segnaletica, l'inceneritore di Acerra, campagna e un territorio purtroppo dedito alla malavita organizzata forse dovuta all’assenza di uno stato che in questi territori ha smesso di esistere con l’invasione savoiarda.
La struttura occupa attualmente circa 50.000 mq ed è costituita da un edificio centrale, sede degli alloggi Reali e della cappella Reale, di 8 torri e 12 capannoni, con una superficie edificata di cerca 13.000 mq.
Lo stato di abbandono attuale la rende sconosciuta a tante persone, ma la struttura non avrebbe avuto nulla da invidiare agli altri siti Reali; è vero che non esistono più i boschi Reali, che tutti i frutteti e le zone coltivate non ci sono più, ma se il sito fosse stato curato sarebbe stato indubbiamente uno dei più belli. Parliamo della patria di quella che poi sarebbe divenuta un fiore all’occhiello della zona, ovvero la mozzarella di bufala campana, perché questo è uno dei luoghi dove ci fuorno le prime produzioni.
Chiunque può comprendere la ricchezza del luogo, anche solo facendo un limitatissimo giro di ricognizione, le architetture, la maestosità della struttura, unita agli interni di pregio con affreschi di Jacob Philipp Hackert e le sculture uniche; pertanto si dovrebbe fare qualcosa per arrestarne il degrado, le razzie, i furti.
Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha ben pensato che l’unico modo per arrestare l’incuria di questo splendido luogo fosse la messa in asta del bene: base d’asta 10 milioni di euro. Non pochi considerando che la struttura necessita di molti lavori di restauro e ristrutturazione.
Chi si occupa di Carditello?
Carditello è stata presa a cuore da molte persone in zona, le quali hanno costituito, nel tempo, un grande numero di associazioni sul territorio che sono state poi riunite nella "Agenda 21 per Carditello e i Regi Lagni", contribuendo alla salvaguardia della Tenuta che altrimenti, in questo momento, sarebbe in condizioni peggiori. Inoltre esisteva un custode, Tommaso Cestrone, che a titolo gratuito si occupava di manutenere e proteggere, per quanto fosse possibile da solo, la Tenuta; questo grazie al Custode Giudiziario che gli permise di prendere questo ruolo. Tommaso è morto poco prima che il suo sogno di salvaguardia prendesse una strada inaspettata.
Il sito è chiuso al pubblico, viene aperto soltanto grazie a queste associazioni, grazie al benestare del giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che durante l’anno, curano un piccolo numero di aperture e visite straordinarie.
E’ durante una di queste aperture straordinarie, grazie al comitato "Salviamo Carditello", che ho avuto la possibilità di visitare questo sito.
Al momento è specificato che non è possibile visitare gli appartamenti a causa di un recentissimo furto di rame che ha reso non agibili questi ambienti.
I furti, nel tempo, hanno riguardato le statue poste sulle balaustre, le pavimentazioni, le coperture di marmo delle scalinate, le panche di marmo, il rame dagli impianti di riscaldamento, le acquasantiere della cappella… insomma, ciò che è rimasto a Carditello probabilmente è rimasto per miracolo e per la buona volontà delle associazioni che in più di una occasione sono riuscite a mettere in fuga qualche ladro.
In seguito le associazioni, unitamente alle istituzioni, sono riuscite ad installare anche un impianto di videosorveglianza che ha permesso un maggiore controllo della struttura.
Tra le iniziative delle associazioni c’è anche il Carditello Film Festival, manifestazione che si tiene dal 15 al 22 Giugno 2013; nell’ambito della manifestazione si proporranno documentari, film e contest fotografici che abbiano temi centrali l’agricoltura, il rispetto per l’ambiente e la salvaguardia dei territori.
Esiste anche un episodio di cronaca nera che riguarda Carditello, ovvero il ritrovamento nel 2004 all’interno del boschetto della Tenuta del corpo senza vita di Romina Del Gaudio; le cause della morte e l’assassino sono ad oggi sconosciute.
Carditello è stata acquisita di recente dallo Stato e sono in programma i restauri... restiamo in attesa di buone nuove.
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Articolo: Fabio Di Bitonto
Foto: Fabio Di Bitonto
Foto interni
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