Fabbrica Europa - L'anima operaia
Luoghi Fantasma > Italia > Emilia Romagna
Provincia: Reggio Emilia
Tipologia: Fabbrica
Stato attuale: Cattivo
Periodo edificazione: Anni’30
Periodo abbandono: anni ‘80
Motivo abbandono: Cessata attività
Accesso: Su strada
Modalità di visita: Con restrizioni
Tipologia: Fabbrica
Stato attuale: Cattivo
Periodo edificazione: Anni’30
Periodo abbandono: anni ‘80
Motivo abbandono: Cessata attività
Accesso: Su strada
Modalità di visita: Con restrizioni
Nel cuore dell’Emilia Romagna, fra Parma e Reggio Emilia, c’è Sant’Ilario d’Enza, un piccolo comune che ospita una fabbrica molto particolare.
Del suo periodo d’oro, quando artigiani ed operai popolavano massicciamente questo luogo rimane nulla o quasi, quella fabbrica, la fabbrica Europa.
Era una fabbrica che si occupava di confezionare le conserve di pomodoro, composta di un primo capannone piuttosto datato, con la scritta “Prodotti alimentari” che ci rievoca gli anni ’30 circa; le costruzione adiacenti sono, senza dubbio, più recenti, probabilmente frutto dei grossi guadagni durante il boom economico in Italia.
Quando la produzione si è fermata, pare negli anni ’80, le strutture sono divenute rifugi per senzatetto prima e luoghi di frequentazione di tossicodipendenti poi.
Il periodo che ha visto vivere delle persone al suo interno, ha fatto si che al suo intenro si mescolassero tutti gli attrezzi da lavoro con i vestiti e quant’altro queste persone portassero all’interno.
Infatti, adesso, è possibile entrare e trovare residui di scatolame,
barattoli, tubetti di pomodoro, vestiti, poltrone, oggetti personali di
vario genere e siringhe.
Una particolarità è che la fabbrica sia stata presa “d’assalto” da qualche artista che aveva voglia di tramandare il proprio lavoro, così, nel tempo, ha lasciato sulle mura degli splendidi murales.
Una particolarità è che la fabbrica sia stata presa “d’assalto” da qualche artista che aveva voglia di tramandare il proprio lavoro, così, nel tempo, ha lasciato sulle mura degli splendidi murales.
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Articolo: Fabio Di Bitonto
Foto: Marco Cavallini
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