Maratea - L'abbandono al Redentore
Paesi Fantasma > Italia > Basilicata
Provincia: Potenza
Tipologia: Borgo arroccato
Stato attuale: Ruderi
Periodo edificazione: XII secolo
Periodo abbandono: XIX secolo
Motivo abbandono: Guerra
Accesso: In Bus
Modalità di visita: Libera
Tipologia: Borgo arroccato
Stato attuale: Ruderi
Periodo edificazione: XII secolo
Periodo abbandono: XIX secolo
Motivo abbandono: Guerra
Accesso: In Bus
Modalità di visita: Libera
L’attuale Maratea è un comune disseminato di frazioni, un territorio molto difficile ed aspro; forse l’asprezza del territorio convinse i coloni a fondare una città sul monte San Biagio allo scopo di proteggersi dagli attacchi dei nemici.
Questo comune, assieme alle suddette frazioni, è l’unico sbocco sul mare Tirreno negli unici 32 km della regione Basilicata su questo mare.
Fra le tante frazioni non poteva mancare una frazione abbandonata, quella più antica e arroccata sul monte che ospita la famosissima statua del Redentore, una colossale statua in marmo dal peso di 400 tonnellate.
Le origini di questo borgo sono lontane e nebbiose, l’attuale dialetto, particolare ed unico nel suo genere, possiede termini da etimologie latine, greche, osche ed anche arabe; ciò testimonia la sua storia intensa e antica.
Le origini del nome sono varie, le più probabili indicano il toponimo Marathia come derivante dal greco e dal significato di “terra del finocchio selvatico”. Un’altra tesi vorrebbe l’unione delle parole màris (latino) e thèa (greco) significanti “dea del mare” o “spettacolo del mare”.
L’attuale centro principale di Maratea è denominato borgo, mentre la zona abbandonata posta sul Monte San Biagio è denominata castello; questo perché un tempo era fortificata con mura ed era ricca di torri e bastioni.
Come abbiamo detto in precedenza, la storia di Maratea parte da molto lontano, il territorio era abitato dall’uomo sin dall’età della pietra (circa 2,5 milioni di anni fa), come testimoniano una serie di reperti rinvenuti in grotte della zona, in particolare nella zona di Fiumicello.
Il primo villaggio a sorgere in questi luoghi, fatto di rudimentali costruzioni, risale al XIV secolo a.C., nei pressi del porto attuale ed era un importante centro marittimo per lo scambio di merci.
Questo primo insediamento fu abbandonato nel III sec a.C., quando i romani conquistarono la zona e in questo periodo non si conosce l’ubicazione del centro abitato, ma sono certe le costruzioni di luoghi di culto e della fiorente attività marittima che continuò.
Il medioevo è il periodo che dà origine all’attuale frazione di Castello, quella abbandonata, poiché tutti i villaggi posti sulle coste furono abbandonati a causa dell’incursione frequente dei pirati arabi: il centro abitato nuovo si chiamò Marathia.
Proprio in quel periodo furono portate delle reliquie presso Marathia, da una nave, di tale San Biagio di Sebaste, custodite poi nella fortificata e questo San Biagio diventerà poi il Santo Patrono.
La forza di Marathia, come detto, era il suo asperrimo territorio che gli permise di resistere agli attacchi durati mesi durante la guerra dei Vespri (1284), tra Francesi e Spagnoli, per la conquista del Regno di Napoli.
La fortuna di Maratea fu di non essere mai feudo e di potersi amministrare autonomamente; all’inizio del XV secolo ebbe molte concessioni e privilegi da parte del Re di Napoli che la condussero ad uno sviluppo florido.
Nel corso di questi secoli Maratea ha subito molteplici attacchi, dai quali ha saputo sempre difendersi mantenendo l’indipendenza e la libertà.
Gli abitanti di Maratea avevano ovviamente la necessità di coltivare e si occupavano delle terre che si trovavano a valle della città fortificata; così, col passare del tempo, fondarono un piccolo villaggio sul fianco della montagna, invisibile agli occhi di chi veniva dal mare che, col tempo, divenne sempre più grande al punto da doverle separarle amministrativamente ufficializzando la presenza di due cittadine (XVI sec.).
Nacquero così la Maratea Superiore (Castello) e la Maratea Inferiore (Borgo); alla fine del XVI sec. furono costruite molte torri di avvistamento per i Saraceni a difesa dei due centri abitati.
Le torri erano sei in tutto, anche se sono difficilmente distinguibili all’interno delle rovine adesso:
Torre dei Crivi, Torre di Acquafredda, Torre «Apprezzami l’Asino», Torre Santavenere, Torre di Filocaio e Torre Caina.
La Maratea Superiore era ricca di particolarità, ad esempio le case erano più piccole del normale e tutte disponevano di una cisterna per la raccolta dell’acqua; un panorama insolito era quello che si presentava per chi vedeva Maratea dalle valli, mentre mozzafiato era il panorama per chi si affacciava, e si affaccia ancora, dalle sue rovine.
I commerci marittimi sono sempre stati il suo fulcro dell’economia, infatti, nel XVIII sec grazie ad essi divenne un centro commerciale di prim’ordine, importando grano ed esportando ottimo vino, fichi d’India, carrube ed olio e, grazie alla fine della pirateria, si svilupparono nuovamente molti villaggi sulla costa.
La fine della Maratea “castello” avvenne nel 1806, quando subì l’assedio dell’esercito napoleonico, al quale resistette, ma dopo molti giorni, i generali furono costretti a firmare un accordo in cui i cittadini e la città si sarebbero salvati, ma la Maratea Superiore avrebbe dovuto pagare dazio rinunciando alle proprie mura che furono prontamente distrutte dai Francesi per evitare altre resistenze.
Così la frazione superiore si spopolò e nel 1808 fu degradata a semplice sobborgo della Maratea Inferiore.
L’incremento della produzione di olio e lana fa si che Maratea, nel XIX secolo sia sempre una potenza commerciale di rilievo, infatti, è sempre stata, anche all’inizio del XX secolo, in netto contrasto con il resto della Basilicata, da sempre regione più povera delle altre. Purtroppo proprio il XX secolo segna il declino di Maratea che piomba in una crisi che costringe i suoi abitanti ad emigrare.
La cittadina fu anche bombardata nel 1943, quando sul suo territorio furono sganciate diciassette bombe e le rovine di Maratea subirono un ulteriore duro colpo il 21 marzo del 1982, quando un sisma (5.2 Richter) arrecò danni sia al vecchio sia al nuovo borgo.
Nel 1965 fu donata da Stefano Rivetti, un industriale che aveva stabilito in loco la sua azienda, la famosa statua del Redentore, scultura di Bruno Innocenti; questa statua secondo alcuni è una statua del Cristo, in veste “anomala” in quanto presenta la barba corta ed altre caratteristiche non consone al canonico Cristo, secondo altri invece rappresenterebbe San Biagio, il patrono della città.
In una delle frazioni di Maratea, Castrocucco, su un costone di roccia, si trova il Castello omonimo, di cui purtroppo oggi rimangono le rovine. Posto sotto tutela del Ministero per i beni culturali dal 2005 fu abbandonato nel XVII sec. e presenta un avanzato stato di degrado.
La visita a Maratea Vecchia è possibile, ma a determinate condizioni.
Sulla cima del Monte San Biagio non è possibile accedere in auto privata, purtroppo, infatti, è possibile accedervi solamente dopo aver parcheggiato l'auto in un parcheggio a pagamento ed aver preso una navetta gratuita che porta nello spiazzo del Santuario posto in cima.
L'unica alternativa è salire a piedi. Inoltre non è possibile salire in orari notturni poiché la strada è chiusa al traffico in quanto è considerata estremamente pericolosa.
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Articolo: Fabio Di Bitonto
Foto: Fabio Di Bitonto
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