Brento Sanico - Il vecchio crocevia
Paesi Fantasma > Italia > Toscana
Provincia: Firenze
Tipologia: Borgo rurale
Stato attuale: Discreto
Periodo edificazione: X secolo
Periodo abbandono: anni '50
Motivo abbandono: Costruzione bretelle stradali e spopolamento
Accesso: Su sentiero
Modalità di visita: Libera
Tipologia: Borgo rurale
Stato attuale: Discreto
Periodo edificazione: X secolo
Periodo abbandono: anni '50
Motivo abbandono: Costruzione bretelle stradali e spopolamento
Accesso: Su sentiero
Modalità di visita: Libera
Brento è una delle tante frazioni disabitate del comune di Firenzuola.
La zona è nota perché è uno dei luoghi dove si estrae un particolare tipo di arenaria, la “pietra serena”, una roccia con la quale sono stati costruiti moltissimi monumenti a Firenze e sia in Toscana che in Emilia.
Nonostante l’abbandono abbia raggiunto questo luogo negli anni ’50, rimangono ancora evidenti segni di una certa cultura del luogo, come, per esempio, una croce in rame del XII secolo contenente addirittura ancora delle tracce di doratura.
Il paese attualmente versa in stato di rudere ad eccezione della chiesa che si è mantenuta in buono stato.
Il buono stato della chiesa potrebbe dipendere dal fatto che ha subito sue importanti interventi di restauro, uno nel 1860 ed un altro nel 1917; presumibilmente, nel 1860, pare che la chiesa sia stata anche ingrandita e che ne sia cambiata la fisionomia originale.
Le case sono tutte costruite in pietra locale con gli interni ben intonacati, i tetti sono in pietra ma con alberi e rovi che hanno oramai preso il posto delle persone che avrebbero dovuto viverci.
La chiesa, dedicata a San Biagio, è di una struttura tipica degli antichi centri appenninici, ha bel campanile e sorprende non poco il modo in cui gli interni si siano conservati. I colori sono vivissimi, spicca molto il blu notte della cupola.
Nel lontano 1843 a Brento Sanico, attraverso dei documenti, sappiamo
che vivevano circa ottanta persone; Brento non è mai stata una
metropoli, ma aveva la sua importanza nella zona.
Il nome,
innanzitutto, pare, fosse di origine germanica ed è situato sul crinale
di una montagna; ciò è fondamentale, poiché il borgo fu fondato
sull’unica strada che collegava la Romagna con la Toscana.
Pertanto il borgo, seppur piccolo, assunse una importanza enorme dal punto di vista strategico.
Nonostante
la sua importanza strategica continuò ad essere un borgo tipicamente
rurale che si sostentava attraverso l’agricoltura stessa. I dazi imposti
dai governanti erano elevati poiché essi garantivano la manutenzione
delle strade che permettevano agli abitanti e ai viaggiatori di muoversi
da e per Brento.
La pastorizia, l’allevamento, la raccolta delle castagne e la coltura
di grano, granturco e pochi ortaggi erano il sostentamento degli
abitanti di Brento; il borgo è sopravvissuto vivo ed attivo sino al
secolo scorso, infatti, si racconta che negli anni ’30 questo fosse un
bel luogo dove divertirsi. Giravano parecchie voci sulle feste sfrenate
del paese dove si ballava e si suonava e, soprattutto, si mangiava
benissimo e si beveva tanto.
Altre leggende, un po’ meno edificanti
ma di leggende si tratta, vorrebbero che a Brento le ragazze fossero
particolarmente belle al punto da attirare, durante le suddette feste,
anche i giovani e gli scapoloni dei paesi vicini che speravano sempre di
“agguantare una gallinella del posto” se non per sposarla, almeno per
divertirsi.
Da studi effettuati dal Prof. Tagliaferri, esperto in storia dell’arte e autore del libro
“Firenzuola e il suo territorio”
,
pare che al di sotto della tinta giallo paglierino che caratterizza gli
interni della chiesa, siano emersi affreschi molto ben conservati
databili XV-XVI secolo; uno in particolare raffigurerebbe un angelo.
L’abbandono fu favorito sia dallo spopolamento e sia dalla costruzione di nuove bretelle stradali, ultime le strade statali e le autostrade, che ne hanno decretato il definitivo declino.
Questo è uno di quei casi in cui l’abbandono non è stato segnato da un evento naturale e il patrimonio culturale non è affatto trascurabile. Non è possibile trasferire degli affreschi o un’intera chiesa in altro loco inserendola in un museo. Questo luogo è senza dubbio da restaurare e rivalorizzare come merita.
Per altre immagini: I TRE OBSOLETI
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Articolo: Fabio Di Bitonto
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