Vrnjak - Vergnacco
Regione: Istria
Tipologia: Borgo rurale
Stato attuale: Ruderi
Periodo edificazione: XVIII secolo
Periodo abbandono: 1954
Motivo abbandono: Esodo Istriano
Accesso: Su strada sterrata
Modalità di visita: Libera
Tipologia: Borgo rurale
Stato attuale: Ruderi
Periodo edificazione: XVIII secolo
Periodo abbandono: 1954
Motivo abbandono: Esodo Istriano
Accesso: Su strada sterrata
Modalità di visita: Libera
In Istria ci sono parecchi vecchi borghi abbandonati; uno di questi è Vrnjak detto anche Vergnacco.
Il
doppio nome è dovuto al fatto che l’Istria fu territorio italiano fra
la prima e la seconda guerra mondiale e nel periodo fascista furono
imposti toponimi italiani che però non cancellarono mai i vecchi nomi
dalla memoria delle persone che li vissero. Questo retaggio italiano ha
colpito anche l’Istria, anche se per un motivo profondamente diverso.
Durante
la dittatura fascista in Italia ci fu una vera e propria persecuzione
dei croati e sloveni in terra istriana e nelle Venezie, una persecuzione
che costrinse decine di migliaia di persone a fuggire oltre il confine
italiano; quando durante la seconda guerra mondiale si svilupparono i
movimenti di resistenza sloveni e croati, iniziarono ad esserci delle
ritorsioni verso la popolazione italiana e, dopo la fine della guerra,
quando l’Istria non fu più italiana, molti italiani furono costretti a
lasciare le proprie case per tornare in Italia e sfuggire ai massacri.
Sono
stati i molti i villaggi abbandonati dalla maggioranza italiana che
viveva in Istria; molti di questi sono stati occupati da altre famiglie,
altri sono stati restaurati in uno stile più consono alla cultura dei
nuovi abitanti mentre altri, posti in luoghi meno comodi, sono stati
lasciati a loro stessi.
È il caso di Vrnjak, abitato da italiani e abbandonato su pressione del governo jugoslavo e per sfuggire dalla popolazione locale che, dopo aver subito la persecuzione italiana, decise di vendicarsi.
Un primo ma piccolo esodo avvenne già nella prima decade del novecento, quando alcuni abitanti si trasferirono sulla costa; poi, durante la seconda guerra mondiale, per sfuggire alle milizie tedesche, i vecchi abitanti di Vrnjak si rifugiarono nel borgo natio per abbandonarlo dopo qualche anno dal termine del conflitto.
Il percorso per raggiungerlo non è semplice, soprattutto se, su questa collina a 320 metri di altitudine, ci si arriva in un giorno di pioggia caratteristico del luogo; la strada fangosa e la vegetazione fitta sembrerà voglia impedire di raggiungere il paese.
L’abitato sorse attorno a questa zona ricca d’acqua e di mulini durante l’impero d’Austria; era un paese molto bello e curato, ricco di arredi ed in particolare di cornici in pietra bianca d’Istria sui palazzi (le cosiddette jerte), poi asportate da ladri.
Il borgo era relativamente grande, sviluppato su ben due strade e disponeva addirittura di un incrocio; possedeva alcune case a due piani con mansarda stanti ad indicare il benessere dei proprietari.
La chiesa, consacrata alla Madonna nel 1901 ed ora sconsacrata, non ha più il portone d’ingresso ed anche il tetto è mezzo sfondato ma ricco di affreschi; fu eretta nel 1892 e alle sue spalle è presente un cimitero che sembra uscito da un set di un film con le croci in pietra rotte e oblique sul prato, i cipressi a tracciarne il confine e un panorama mozzafiato alle spalle verso l'Adriatico.
Il cimitero è veramente da brivido, le lapidi non riportano dipartite
successive ai primi anni ’60, probabilmente qualcuno avrà voluto farsi
seppellire nel paese di origine negli anni immediatamente dopo
l’abbandono; incredibilmente qualcuno torna a curare almeno il cimitero,
l’erba è ben tagliata e qualche lapide non riporta i segni del tempo.
Quasi tutte le lapidi riportano lo stesso cognome: Vesnaver, un cognome
che evidentemente legava quasi tutti gli abitanti di Vergnacco,
appartenenti molto probabilmente alla stessa famiglia come spesso
accadeva fino a poco tempo fa nelle comunità rurali.
La lapide più
angosciante del cimitero è di una ragazza diciassettenne il cui
epitaffio recita “rapita nel cuore degli italiani” e datata 1944 con una
fotografia che lascia solo intravedere la bellezza non ancora fiorita
della giovane.
Nel cuore di Vrnjak c’è anche un pozzo, fonte
principale d’acqua del paese e nelle immediate vicinanze è presente un
abbeveratoio per il bestiame.
Da ciò si capisce che il paese fondava
i suoi pilastri sull’allevamento e sull’agricoltura che gli
permettevano indipendenza e auto sostentamento.
Proprio nei pressi del paese è possibile vedere una cosa molto
particolare: sulle alture verso nord si possono ammirare i tre confini
di stato di Croazia, Slovenia e Italia e dalla stessa zona è possibile ammirare la città di Trieste durante le giornate terse.
Dario Alberi, autore della grande guida d’Istria ricorda Vergnacco così:
“le
uniche persone (lì presenti) abitano una casetta derelitta, con le
finestre chiuse da nylon, sono i componenti di una famiglia di bosniaci,
le cui donne portano ancora i caratteristici calzoni a sbuffo”
Istria. Storia, arte, cultura - Dario Alberi
Queste persone sono andate via sicuramente negli anni ’90 ma la loro presenza in loco non è mai stata ufficiale e censita.
È possibile compiere visite guidate a Vrnjak: Antonela Gardoš di Istrialand.eu (agenzia camelus.it), istriana e profonda conoscitrice di questi luoghi: +385(0)989976290, info@istrialand.eu.
Info e articolo liberamente ispirati al sito
_______________________________________________________________________________________________________________________________
Articolo: Fabio Di Bitonto
Foto:
Chiunque volesse contribuire al sito può inviare articoli o immagini all'indirizzo di posta paesifantasma@gmail.com
Se invece qualcuno volesse chiedere la rimozione dei propri contenuti dal sito, può seguire lo stesso iter, scrivendo e menzionando nella mail di quali immagini o articolo si tratti.