San Severino di Centola - Una gemma nel monte
Provincia: Salerno
Tipologia: Forte
Stato attuale: Strutture parzialmente conservate
Età di edificazione: VII sec
Data di abbandono: 1977 circa
Motivo dell’abbandono: Spopolamento
Accesso: Dalla strada percorrendo sentieri
Modalità di visita: Libera
Tipologia: Forte
Stato attuale: Strutture parzialmente conservate
Età di edificazione: VII sec
Data di abbandono: 1977 circa
Motivo dell’abbandono: Spopolamento
Accesso: Dalla strada percorrendo sentieri
Modalità di visita: Libera
Il borgo antico di San Severino di Centola si trova abbarbicato su uno sperone roccioso ed è uno dei borghi la cui visita è libera e gratis. Infatti, grazie all’associazione "Il borgo" è stata messa in opera una iniziativa di salvaguardia e promozione turistica a cui si può aderire lasciando una libera offerta all’ingresso del paese stesso.
Si tratta di un borgo medievale abbandonato posto su una rupe a ridosso del fiume Mingardo, di fianco a quella che è denominata la gola del diavolo.
Risale al X secolo e si riscontrano tracce di presenza e costruzioni la cui fondazione risale anche al XX secolo, ma alcune tracce d’insediamenti abitativi sullo sperone roccioso sono conosciute sin dal VII secolo; inoltre, negli ultimi anni, è stata restaurata la chiesa e la piazzetta antistante a quest’ultima è spesso usata per rappresentazioni canore e teatrali oltre che per il presepe natalizio.
Si tratta di un borgo medievale abbandonato posto su una rupe a ridosso del fiume Mingardo, di fianco a quella che è denominata la gola del diavolo.
Risale al X secolo e si riscontrano tracce di presenza e costruzioni la cui fondazione risale anche al XX secolo, ma alcune tracce d’insediamenti abitativi sullo sperone roccioso sono conosciute sin dal VII secolo; inoltre, negli ultimi anni, è stata restaurata la chiesa e la piazzetta antistante a quest’ultima è spesso usata per rappresentazioni canore e teatrali oltre che per il presepe natalizio.
Il villaggio pare abbia preso il nome da una nota famiglia del Principato di Salerno, ovvero i Sanseverino, potenti nelle epoche in cui regnarono in zona i Normanni, gli Angioini e gli Aragonesi; alcuni ritengono invece che sia stata la stessa famiglia a prendere il cognome dal luogo.
Gli insediamenti del VII secolo pare ebbero origine da soldati mercenari bulgari che emigrarono assieme al loro principe Aztek cui fu assegnato il compito di controllare la strategica gola del fiume Mingardo in quanto importante via di collegamento con Palinuro ed il suo porto infatti, a quest’epoca, risalirebbero i resti di una antica torre di avvistamento i cui ruderi sono ancora visibili.
Il luogo è stato spesso oggetto di contesa fra varie famiglie ed è stato anche al centro di conflitti più importanti.
Nel corso dei secoli sono state molte le mani nelle quali è passato, ma ad ogni cambio di potere sono seguite delle migliorie, ad esempio, nel XII secolo, con i Normanni e gli Svevi furono realizzate delle imponenti opere di fortificazione come la cinta muraria e una chiesa volute proprio da Federico II.
Quando arrivarono gli aragonesi in zona (XV sec) il borgo era in decadenza come luogo strategico ma in forte sviluppo come insediamento civile grazie all'attività estrattiva di gesso; qualche anno più tardi i Sanseverino, che erano sempre rimasti Signori del borgo, furono esiliati a causa di contrasti col Re Carlo V e il loro feudo fu svenduto e diviso in tante piccole parti.
I nuovi proprietari di queste terre tassarono in maniera insostenibile la popolazione e delegarono alla riscossione persone prive di scrupoli che usavano ogni mezzo a loro disposizione per la riscossione, a ciò si aggiunse che, nel 1624, la popolazione fu decimata da un’epidemia di peste; questi eventi portarono una grande povertà nel borgo e scaturì l'abbandono, nel 1700, della cattedrale che era oramai caduta in rovina e non c’erano i fondi necessari per restaurarla.
Nel 1888 fu costruita la ferrovia Pisciotta – Castrocucco che contribuì ad una lenta migrazione verso valle che giunse al termine in circa cinquanta anni; i pochi che rimasero mantennero in vita il borgo e la sua chiesa sino al 1977.
Il borgo è adesso una meta turistica per i villeggianti costieri che possono regalarsi una giornata diversa calcando luoghi intrisi di storia rimasti immobili da cento anni.
La Visita
Il 6 ottobre del 2012 si parte con un nutrito gruppo di amici alla volta di San Severino di Centola; è possibile ammirare già prima dell’arrivo a destinazione la splendida cornice in cui si trova questo splendido borghetto.
Esiste la possibilità di parcheggiare all’ingresso del borgo in un piccolo spazio dove entrano circa 4-
5 automobili.
La prima cosa a colpire l'attenzione è il "salvadanaio" in cui s’inseriscono le offerte per la manutenzione del borgo, trattasi di una grossa roccia in cui è stata fatta una fessura dove inserire i soldi.
Ci si incammina sulle scale che conducono nel paese dove si possono ammirare le rovine; le case sono sicuramente in stili differenti, figlie di epoche diverse.
La prima fermata è al piano (U Chianu) dove ci sono a pochi metri le rovine del castello.
La prima tappa è a quel che rimane del castello che non doveva essere molto grande; è posto su una rupe di fronte al centro disabitato e dalle sue mura è possibile ammirare tutto il panorama circostante.
Si scende dal castello e si va verso il paese, dove si nota il borgo ben curato e pulito, ci sono i cartelli con i nomi delle vecchie vie e delle principali attrazioni del paese.
È possibile soltanto avvicinarsi alle case poiché sono pericolanti e sono evidenti i segni di alcune frane che hanno danneggiato gli edifici; i vicoli che si attraversano sono davvero caratteristici.
Per giungere alla parte alta del paese si salgono le scale che si inerpicano sulla rupe e percorrono tutto il paese fra le rovine e si giunge a quella che era una volta la chiesa di Santa Maria degli Angeli, oramai ridotta a rudere con alberi e piante che crescono all'interno essendo assente il tetto.
Abbandonata la vecchia chiesa, si arriva a quella nuova che è stata ristrutturata e che, a guardarla, stona molto con il resto del borgo; alle sue spalle si percorre un vicolo dove si trova il vecchio palazzo baronale e si arriva al termine del paese, proprio sotto la montagna, dove si trova un crocicchio con un enorme crocefisso di bronzo, opera di un artista del luogo risalente a pochi anni fa.
Il borgo è estremamente caratteristico e bello da visitare, è in un contesto unico ma purtroppo il fatto di averlo reso turistico lo rende privo di quel velo di mistero e fascino che caratterizza i paesi abbandonati, inoltre la ristrutturazione di alcuni edifici, la messa in sicurezza di altri e la presenza umana molto assidua si fanno notare.
Vale comunque la pena visitarlo, inoltre, la ferrovia che ne ha decretato lo spopolamento, è la stessa che è stata dismessa e che adesso si può trovare ancora integra in alcuni tratti.
Nella zona di San Severino è possibile trovare una galleria e un ponte, appartenenti ad un breve percorso ancora visitabile della vecchia ferrovia il cui articolo è qui.
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Articolo: Fabio Di Bitonto
Foto: Fabio Di Bitonto
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