Poveglia - Da luogo di cura a isola maledetta
Paesi Fantasma > Italia > Veneto
Provincia: Venezia
Tipologia: Isola
Stato attuale: Vario
Età di edificazione: VIII secolo
Data di abbandono: 1968
Motivo dell’abbandono: Abbandono attività
Accesso: Su imbarcazione
Modalità di visita: Non consentita
Poveglia è un’isola che si trova nella laguna veneta; nel corso dei secoli, dagli antichi romani ad oggi, ha avuto destinazioni d’uso sempre differenti.
Inizialmente fu colonizzata dai romani, ma l’aspetto che più si avvicina all’attuale, risale all’VIII secolo.
Il suo nome deriva da Popilia, suo antico nome, che, probabilmente, dovrebbe provenire da populus (Pioppo) facendo riferimento alla presenza di alberi di pioppo sull’isola. Nel cinquecento era denominata anche Poveggia.
Sull’isola vi sono undici fabbricati su una superficie di circa sette ettari.
La sua colonizzazione massiccia dell’VIII secolo fu dovuta alla distruzione delle città dell’entroterra da parte dei longobardi ; divenne sede di un piccolo borgo e di un castello e fu anche fortemente attiva nelle guerre al fianco di Venezia.
Lo sviluppo avvenne anche grazie a questa collaborazione bellica con Venezia che concesse all’isola benefici: privilegi vari, esenzione dalle tasse e dal servizio militare e il remare nelle galee.
Fu nel IX secolo che vi s’insediarono le famiglie dei servi di tale Pietro Tradonico, che aveva ottenuto privilegi in seguito all’uccisione del doge.
Alla fine Poveglia divenne un centro florido, importante e ricco, fino a che non giunse la guerra di Chioggia, nel XIV secolo, occasione nella quale si preferì evacuare la popolazione a Venezia e fu costruito il famoso ottagono come postazione di difesa per Venezia stessa.
L’isola fu ugualmente occupata dai genovesi che, prima di conquistarla, la bombardarono danneggiando il monastero presente già sull’isola. Al termine del conflitto l’isola era irriconoscibile e devastata.
Sin dal XVI secolo si tentò un recupero dell’isola attraverso l’affidamento ai monaci camaldolesi o agli stessi eredi dei vecchi abitanti, ma Venezia ottenne solo rifiuti.
Fu così che il governo decise di usarla come ricovero e magazzino per le attività marittime sfruttando la vicinanza al porto.
Poi, a causa degli eventi, l’isola iniziò ad essere sfruttata per fini sanitari; nel XVIII secolo divenne anche lazzaretto e successivamente luogo dove bruciavano i corpi degli appestati.
Il suo ultimo ruolo, durato sino al 1968, fu quello di stazione di quarantena marittima, ma poi fu abbandonato dallo Stato e da allora nulla è stato fino sino a qualche anno fa.
L’isola è stata messa più volte all’asta e i veneziani han tentato di comprarla ma invano; l’ultima asta pare abbia avuto un imprenditore come vincitore.
Sull’isola si trova il vecchio lazzaretto, il manicomio, la chiesa, il monastero, le antiche case… non mancano le leggende e chi la definisce “isola maledetta”.
Numerose sono le apparizioni che si narrano, d’altronde la morte in questo luogo è sempre stata padrona di casa, i ruoli e le guerre che ha subito quest’isolotto hanno più sangue sul suolo che gioia. Forse il lazzaretto, forse il manicomio, il connubio morte-pazzia ha sempre suscitato strane sensazioni nelle persone.
Ma le leggende si concentrano in particolar modo sul manicomio, poiché pare fosse un luogo dapprima mascherato come casa di riposo per anziani e infine emerso come centro di igiene mentale.
Il manicomio/casa di riposo sopravvisse sino al 1946, anno della chiusura, ma già all’epoca giravano storie inquietanti.
Innanzitutto, i pazienti della clinica giuravano d’esser perseguitati dalle anime degli appestati, al punto che le richieste di trasferimento da parte degli ospiti erano all’ordine del giorno; tali eventi portarono il direttore, da alcuni definito come sadico lobotomizzatore, ad usare metodi poco condivisi per cercare di curare i suoi pazienti.
L’uomo, nella leggenda, pare sia impazzito a causa della persecuzione ad opera degli spiriti dei suoi assistiti defunti sotto i suoi esperimenti e dagli altri spettri di Poveglia, sino a spengerlo a gettarsi giù dal campanile.
La leggenda si conclude con la sua morte non causata dall’impatto al suolo ma bensì da una strano fumo generatosi dal terreno e che avvolse l’uomo sino a soffocarlo.
Di leggende ce ne sono tante in un luogo del genere ma alla fine rimane un luogo splendido abbandonato per troppo tempo sull’orlo di un baratro fra antico e moderno.
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Articolo: Fabio Di Bitonto
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