Poggioreale - La bellezza diruta - Paesi Fantasma

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Poggioreale - La bellezza diruta

Paesi Fantasma > Italia > Sicilia
Provincia: Trapani
Tipologia: Borgo rurale
Stato attuale: Mediocre
Periodo edificazione: 1642
Periodo abbandono: 1968
Motivo abbandono: Sisma (6.1 Richter)
Accesso: Su strada
Modalità di visita: 
Non consentita
Poggioreale nasce, come comune, nel lontano 1642, ma la zona era abitata già da un migliaio di anni.
 
La sua posizione è sempre stata ambita dai popoli che hanno imperversato in questa parte della provincia di Trapani, infatti, il suo nome, deriva da “Podus Riali” che significa poggio del re. Il motivo è che si trova in cima ad una collina, è fresco e da lì si gode un panorama splendido.
 
Il borgo si è sviluppato sul corso principale (Corso Umberto I), che dall’ingresso nel paese porta direttamente alla ben conosciuta Piazza in cui si trova la famosissima scalinata più volte immortalata dai fotografi in visita al paese.
La scalinata conduce alla chiesa Madre che, purtroppo, è andata in parte distrutta a causa del terremoto e, a causa di ciò, è stata anche saccheggiata successivamente
Poggioreale era un luogo ricco e fastoso, possedeva numerosi palazzi nobiliari e la strada principale era grande e ariosa e c’era un clima conviviale e disteso.
 
Purtroppo arrivò un giorno in cui tutto questo splendore trovò fine.
La gente stava preparando il pranzo quel giorno e la vita scorreva normale.
Era il 14/01/1968, le 13.30 circa, all’improvviso la terrà iniziò a tremare.
La gente spaventata scese in strada e, come spesso si fa in questi casi, preferirono trascorrere la notte all’addiaccio o in auto, nonostante il sisma non fosse stato forte e non avesse procurato danni particolari; così fecero in tanti e fecero la scelta giusta.
Quella stessa notte, verso le 3 del mattino, si verificò un’altra scossa, ma di magnitudo ben più elevata (6.1).
Furono 16 scosse forti che andarono avanti per ben 20 ore.
 
L’epicentro del terremoto fu nel territorio di Gibellina, ma lo scuotimento fu avvertito in tutta la Sicilia; furono rasi al suolo i paesi di Gibellina, Montevago e Salaparuta; subirono danni irreparabili i comuni di Poggioreale, Salemi, Santa Ninfa, Santa Margherita Belice e Roccamena.
 
Grazie alla precauzione di dormire fuori casa, le vittime furono soltanto 350 ca. ma ci furono migliaia di feriti.
 
Il sisma del Belice fu definito come la peggior calamità del secondo dopoguerra; mise a nudo moltissimi limiti dello Stato all’epoca, anche se a guardarle oggi certe scene ci sembrano tanto familiari…
I soccorsi giunsero con giorni di ritardo sia perché il territorio, devastato, non permetteva il regolare percorri mento delle strade, ma anche perché dei danni e delle necessità lo Stato centrale non ebbe notizie esatte.
I Tg diedero la notizia del sisma considerandolo poco grave, perché nessuno si era recato sul luogo.
Quando giunsero i primi soccorritori, convinti di dover assistere la popolazione in maniera meno importante, trovarono i paesi rasi al suolo e gente che aveva bisogno di beni essenziali.
Come se non bastasse, appena consegnate le tendopoli di emergenza, una pioggia torrenziale portò via con sé le tendopoli.
 
Poggioreale non fu rimessa in piedi, fu ricostruita poco più in là.
I costi per rimettere a posto erano eccessivi, anche perché, pare, da indagini successive, si scoprì che i materiali usati per le case fossero di scarsa qualità e per questo le strutture avevano ceduto.
Quindi, come detto, meglio ricostruire…
 
E allora Poggioreale, o meglio il suo scheletro, la sua anima, il suo fantasma, sono rimasti lì, divisi dal mondo da un cancello che ne impedisce l’accesso in attesa di qualcosa che, probabilmente, non avverrà mai. E così, il nuovo centro abitato, per qualcuno, ha un aspetto asettico, freddo e male si inserisce nel territorio.
Alla visita al vecchio paese si viene assaliti da un enorme nodo in gola… il perché è abbastanza semplice, sembra sia stato abitato sino a ieri.
Il paese, una volta abbandonato, non è stato più toccato e così facendo sembra che sia ancora lì, pronto a rivivere; certo, ci sono le macerie, i danni, ma ci sono anche tutti quei particolari che si sono conservati nonostante tutto, nonostante le intemperie e il tempo: giornali su scaffali, suppellettili poste con cura, sedie attendono di essere usate.
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Articolo: Fabio Di Bitonto
 
Foto: Plinio Alessio Pasquali - Salvatore Neglia
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