Noto - La porta della Sicilia
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Provincia: Siracusa
Tipologia: Città Fortificata
Stato attuale: Ruderi
Periodo edificazione: 428 a.C.
Periodo abbandono: 1702
Motivo abbandono: Terremoto
Accesso: Su strada
Modalità di visita: Libera
Tipologia: Città Fortificata
Stato attuale: Ruderi
Periodo edificazione: 428 a.C.
Periodo abbandono: 1702
Motivo abbandono: Terremoto
Accesso: Su strada
Modalità di visita: Libera
Noto Antica è un vecchio borgo posto sul promontorio Alveria nella provincia Siracusa.
La notte del 9 gennaio del 1693, alle 3.45, una scossa fece letteralmente sobbalzare la Sicilia orientale; un’altra, ugualmente distruttiva, giunge dopo solo un’ora.
Il sisma, conosciuto come "Il terremoto della val di Noto", è stato calcolato avesse una magnitudo pari a 7.4 della scala Richter, il terremoto più forte mai avvenuto in territorio Italiano.
Si calcola che sia stato anche fra i primi trenta terremoti più devastanti della storia.
Migliaia di persone persero la vita e decine di centri abitati furono spazzati via, compresa Ragusa.
Le scosse andarono avanti per tre giorni, riducendo la popolazione rimasta in vita allo stremo e costringendola ad abbandonare i luoghi natii per spostarsi altrove, dove la distruzione era stata minore.
Noto
Antica era uno dei luoghi prossimi all’epicentro; la sua distruzione
avvenne dopo oltre un millennio di storia da protagonista.
Questo centro fu fondato nel 428 a.C. da Ducezio, il re dei Siculi ed ebbe un enorme sviluppo durante il regno Arabo.
Il sito è stato scelto da Ducezio poiché pare fosse sempre in guerra
con i Greci e ritenne che un luogo con tali difese naturali potesse fare
al caso suo.
Infatti, alti costoni rocciosi e profonde valli
caratterizzavano la zona, senza contare che dal quel punto del monte
Alveria era possibile scorgere il mare Jonio ed era agevole anche la
rapida discesa alla spiaggia in caso di attacco.
Ducezio rese questo luogo una rocca inespugnabile, infatti, mai fu conquistata con la forza.
La storia di Noto Antica si chiuse definitivamente nel 1702, nove anni dopo quei terribile tre giorni di sisma.
Nei nove anni intercorsi fra il sisma e l’abbandono, molti abitanti,
cercarono di rimettere in sesto il paese, ma vi rinunciarono quando gli
stenti e la fame iniziarono ad essere eccessivi e così raggiunsero gli
altri compaesani trasferitisi sulle coste nei centri già ricostruiti.
La città, alla sua nascita, era un fiorire di cultura, all’epoca era
famosa per i suoi filosofi ed i suoi ginnasti; era anche famosa per la
lavorazione delle pelli, per le lane pregiate, per le coltivazioni di
riso, ulivi e viti ed era anche ricca di mulini.
Noto nel tempo è
diventata importante, come detto, e in quanto tale, nella sua storia,
furono molte le chiese ivi costruite, alcune importantissime e famose
nella zona.
Noto Antica possedeva anche un monastero cistercense
costruito a pochi chilometri dal centro abitato; si racconta che il
monastero possedesse le reliquie del santo patrono San Nicolò da Noto,
rinchiuse in teche d’argento.
Come ogni borgo importante che si
rispetti, anche Noto possedeva i suoi palazzi: Palazzo Landolina e
Palazzo Impellezzeri, di cui però, non sono
giunte informazioni.
Quando
si giunge a Noto Antica, è possibile osservare alcuni punti delle
imponenti mura che la caratterizzavano, che, nonostante i sismi e il
tempo, sono rimaste in piedi.
Le mura s’interrompevano solamente per
i due ingressi principali posti a nord e sud, per gli altri sette
ingressi invece la fortificazione era comunque presente.
Del palazzo
reale sono ancora visibili le torri e dell’antica prigione si possono,
addirittura, osservare alcuni graffiti nelle vecchie celle opera dei
detenuti.
Oltre a queste costruzioni più recenti, si possono
osservare anche alcune costruzioni di epoca greca, come il ginnasio e
l’Heroon, individuati grazie ad alcune iscrizioni presenti in zona.
La
città nuova di Noto è stata ricostruita più vicina al mare, anche perché non
c’era più bisogno delle fortificazioni e i tempi erano cambiati.
Nella zona archeologica di Noto possiamo ammirare anche
altri elementi interessanti, come necropoli risalenti al IX e VIII sec a.C., la
catacomba ebraica all’interno di una grotta (detta del carciofo), le antiche
concerie, i vecchi mulini, la grotta delle cento bocche e la porta d’ingresso
alla città con incise le parole "Numquam vi capta", ed in effetti,
così fu, solo il sisma la vide arrendersi.
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Articolo: Fabio
Di Bitonto
Foto:
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