Melito Irpino - Le tre vite di un paese
Provincia: Avellino
Tipologia: Borgo rurale
Stato attuale: Ruderi
Periodo abbandono: Anni '80
Motivo abbandono: Terremoti
Accesso: Su sentiero
Modalità di visita: Libera
Tipologia: Borgo rurale
Stato attuale: Ruderi
Periodo abbandono: Anni '80
Motivo abbandono: Terremoti
Accesso: Su sentiero
Modalità di visita: Libera
Melito Irpino ha una caratteristica insolita ai più, poiché è un borgo agricolo che ha avuto ben tre ubicazioni differenti:
- Sulla sponda destra del fiume Ufita si trova la Melito Archeologica, con rovine Romano Sannitiche.
- Posta sulla sponda opposta c’è la Melito Vecchia, di cui purtroppo oggi ci rimangono solo pochissime testimonianze.
- La nuova Melito, sorta in seguito al terremoto del 1962 a pochi Km dal vecchio centro abitato.
Melito non ha mai avuto vita tranquilla, nella sua lunga esistenza ha sopportato tanti disastri da cui si è sempre risollevata; infatti, la zona è stata funestata nel tempo da terremoti, frane, alluvioni, epidemie di vario genere, invasioni di cavallette, insomma, la popolazione è sempre stata messa a dura prova.
La nuova Melito è piuttosto fredda ed asettica, con nuove costruzioni che poco si addicono alla millenaria storia di questo borgo, che è tutto riassunto in quello che era la Vecchia Melito, quella di cui adesso rimangono solamente la vecchia chiesa dedicata a Sant’Egidio e la Rocca. Il terremoto del 1962 non ha raso al suolo tutti gli edifici, ma è stato un intervento successivo, detto di "bonifica", che ha raso al suolo le abitazioni rimaste in piedi, cancellando di fatto, per sempre, la memoria del luogo.
La memoria del luogo risale sino al tempo dei Sanniti, le cui tracce sono state rinvenute alla fine del ‘800 a circa 1 km dall’attuale Melito Vecchia, scavi attribuiti a varie antiche città quali Cluvium, Melae o addirittura un sobborgo di Aeclanum. Secondo Tito Livio questa antica cittadina fu distrutta da Claudio Marcello e Quinto Fabio Massimo durante la II guerra cartaginese.
Melito Vecchia pare abbia un’origine medievale, accresciutasi attorno alla Rocca nel corso del tempo.
Le prime notizie del borgo medievale si hanno attraverso dei documenti Normanni in cui si trovano scritte le rendite annue del borgo nei confronti del re e sono datati attorno al 1150.
Il toponimo con cui era chiamato Melito Irpino sino al 1923 fu Melito Irpino valle Bonito ed era un caratteristico borgo medievale ricchissimo di vicoletti e scalinate che si sviluppava tutt’attorno alla rocca ed alla chiesa e andava anche oltre il fiume Ufita sul quale era stato eretto un ponticello che ancora oggi possiamo ammirare.
Gli eventi nefasti per Melito furono molteplici come già affermato in precedenza, infatti, oltre al sisma del 1962, si ricordano anche altri sismi rilevanti (1456 – 1688 – 1702 – 1930 – 1980 – 1981 – 1982); ci sono state anche imponenti alluvioni, su tutte quella del 1949, importanti frane hanno colpito il territorio e, oltre all’invasione di cavallette del 1934, si ricordano anche le pestilenze del 1458, 1528, 1656 e 1657.
Al di là di quelle che sono le immagini che possiamo ammirare attraverso vari siti che ci hanno lasciato un ricordo del paese che non c’è più, se oggi ci recassimo a Melito Vecchio troveremmo solo la chiesa, la rocca e una costruzione più recente che, possiamo supporre, sia una struttura dedita alla distribuzione di energia elettrica, almeno così era sino a qualche lustro fa.
La chiesa, dedicata come detto a Sant’Egidio, è un vero e proprio rudere, ha una bella facciata in pietra, degli interessanti interni quasi non più distinguibili e il tetto pericolante, nella zona dell’abside addirittura crollato.
Era una bella chiesa, piuttosto grande considerate le persone che abitavano questo borgo. In piedi è rimasto anche il campanile, disposto su tre livelli, anch’esso ormai pericolante.
Gli eventi nefasti per Melito furono molteplici come già affermato in precedenza, infatti, oltre al sisma del 1962, si ricordano anche altri sismi rilevanti (1456 – 1688 – 1702 – 1930 – 1980 – 1981 – 1982); ci sono state anche imponenti alluvioni, su tutte quella del 1949, importanti frane hanno colpito il territorio e, oltre all’invasione di cavallette del 1934, si ricordano anche le pestilenze del 1458, 1528, 1656 e 1657.
Al di là di quelle che sono le immagini che possiamo ammirare attraverso vari siti che ci hanno lasciato un ricordo del paese che non c’è più, se oggi ci recassimo a Melito Vecchio troveremmo solo la chiesa, la rocca e una costruzione più recente che, possiamo supporre, sia una struttura dedita alla distribuzione di energia elettrica, almeno così era sino a qualche lustro fa.
La chiesa, dedicata come detto a Sant’Egidio, è un vero e proprio rudere, ha una bella facciata in pietra, degli interessanti interni quasi non più distinguibili e il tetto pericolante, nella zona dell’abside addirittura crollato.
Era una bella chiesa, piuttosto grande considerate le persone che abitavano questo borgo. In piedi è rimasto anche il campanile, disposto su tre livelli, anch’esso ormai pericolante.
Di fianco alla chiesa c’è la rocca, fra le due strutture una scalinata che sembrerebbe recente rispetto a quanto rimasto del paese, quasi completamente sommersa dalla sterpaglia, ci si cammina a fatica.
La rocca purtroppo non è accessibile, ci si può accontentare di vederla da fuori, è apparentemente piuttosto piccola, molto spartana.
Nelle immediate vicinanze della rocca si trova la costruzione recente, dedita alla distribuzione della corrente di cui abbiamo parlato prima. Questa è la memoria di Melito, un’anima rasa al suolo dopo una millenaria storia; sì, perché Melito fu devastata dal sisma del 1962, fu avviato il trasferimento della popolazione fra il 1969 e il 1970 presso il nuovo centro abitato, ma Melito ha resistito anche al sisma del 1980, dopo il quale, per ragioni di sicurezza, si è decisa la totale cancellazione di tutto quello che c’era, ad eccezione della rocca e della chiesa.
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Articolo: Fabio Di Bitonto
Foto: Fabio Di Bitonto
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