Antrona - Il paese che non si trova
Paesi Fantasma > Italia > Piemonte
Provincia: Verbano-Cusio-Ossola
Tipologia: Sconosciuto
Stato attuale: Sommerso
Periodo edificazione: Sconosciuto
Periodo abbandono: Luglio 1642
Motivo abbandono: Sbarramento corso d’acqua
Accesso: Impossibile
Modalità di visita: Impossibile
Tipologia: Sconosciuto
Stato attuale: Sommerso
Periodo edificazione: Sconosciuto
Periodo abbandono: Luglio 1642
Motivo abbandono: Sbarramento corso d’acqua
Accesso: Impossibile
Modalità di visita: Impossibile
Il lago di Antrona si trova nella val d’Ossola, in questo lago pare che si trovi un antico borgo sommerso. Trattasi di una leggenda sorta successivamente ad una frana, ma non si sa quanto di vero ci sia in questa storia.
Il 27 luglio del 1642 erano circa le due e mezzo del mattino, una terribile frana, il cui percorso è tuttora visibile, staccò una fetta del Monte Pozzuoli e franò verso valle ostruendo il corso del torrente Troncone e seppellendo tutto quanto trovò sul suo cammino, ovvero 42 case e 95 abitanti del villaggio.
Si formò così l’attuale lago.
Un colpo terribile per la valle ossolana giacché all’epoca si combatteva già per il brigantaggio e che da poco la peste aveva fatto incetta di persone; inoltre, era un luogo tassato all’inverosimile dagli spagnoli e spesso le carestie facevano capolino per completare un quadro tutt’altro che semplice.
La peste nel 1630 fece almeno 400 vittime nella valle e 100 in meno di un mese, cifre altissime vista la popolazione dei borghi dell’epoca, infatti, Antrona pare avesse circa 100 abitanti all’epoca dei fatti.
Nel 1640 la valle aveva subito una forte alluvione e ancora non si era ripresa da tale avvenimento.
La frana che si staccò dal Monte Pozzuoli fu originata dalla scarsa coerenza degli stati di Gneiss che formano le alture del luogo che, posti a franapoggio e molto inclinati, con lo scorrimento dell’acqua a loro interno scivolano gli uni sugli altri.
Questa conformazione è tipica di molte zone alpine ed è la causa delle frequenti frane che si originano.
Una frana di dimensioni bibliche, come quella di Antrona, è possibile sia stata innescata da precipitazioni elevatissime che hanno fatto infiltrare l’acqua molto in profondità e creato un distacco molto all’interno del monte che poi ha ceduto.
Lo smottamento mobilizzò oltre venti milioni di metri cubi di roccia che interessarono sia il fondovalle e sia la parte opposta della valle, infatti, parte del materiale risali l’altro versante creando danni là dove non ci si aspetterebbe.
La frana sollevò una nube di polveri che sostò per oltre una settimana oscurando il sole, la sua scomparsa fu dovuta solo a forti venti che si originarono nei giorni successivi e che la trasportarono fin sopra Mergozzo.
Lo sbarramento del corso d’acqua preesistente diede origine ad un lago, poi chiamato Lago di Antrona, che ha una profondità di circa cinquanta metri ed è posto a circa 1100 metri di quota. Largo 685 metri, lungo 415 metri, è un lago di tutto rispetto e il suo fondo potrebbe effettivamente contenere il perduto paesello di Antrona.
Il luogo è bellissimo, attualmente è poco frequentato, ma si gode di un paesaggio stupendo, un laghetto verde smeraldo con qualche sparuto canoista, sentieri attorno al lago stesso che si perdono nella splendida vegetazione, torrentelli e cascatelle che sembrano un paradiso, con acque d’estate adatte a docce improvvisate e rinfrescanti.
Si attraversano gole profondissime e sentieri incantati. Lì vicino si trovano anche le vecchie ferrovie minerarie, riconvertite in sentieri. Chilometri di strada ferrata a disposizione per ammirare i paesaggi bellissimi della val d’Ossola.
La frana in questione è stata un avvenimento, per i sopravvissuti, terribile, infatti, la storia è stata tramandata oralmente e, circa due secoli dopo, è stato possibile trascrivere alcune di esse grazie ai racconti che ancora circolavano, chiari e limpidi, fra le persone del luogo.
Tra le varie storie si ricorda quella di un gruppo di Svizzeri Vallesi che si nascosero tra le rupi nei pressi di Antronapiana e si disposero pronti a sferrare un attacco al villaggio appena fosse scesa la notte.
Una vecchina che si trovò a passare da quelle parti li scoprì e fu fatta prigioniera per essere uccisa.
La donna riuscì, giurando sul crocefisso, a farsi rilasciare con la promessa di non parlare ai suoi compaesani della sorte che li avrebbe attesi nella notte.
La vecchina mai avrebbe potuto rimanere in silenzio sapendo che tutti i suoi compaesani e parenti sarebbero stati trucidati nella notte, ma, allo stesso tempo, non poteva tradire una promessa fatta in nome di Dio.
Così, quando la gente uscì dalla chiesa al termine della messa, lei, dinanzi la chiesa, iniziò a filare la lana e a cantare. Il suo canto era un canto criptico di allarme che in pochi capirono; molti la presero per pazza, ma altri, comprendendo il suo allarme, fecero in modo di attivare le difese e difendersi dall’attacco dei Vallesi, che, quella notte, fallì.
Secondo un’altra leggenda locale il lago stesso propaga nelle notti di plenilunio il suono un po’ sordo delle tre campane della chiesa cimiteriale distrutta per la frana. In queste notti si narra che nel lago si possano intravedere luci di fuochi, come se il paese riprendesse vita per un po’. Addirittura pare che si sentano le musiche e le urla festose per il giorno del Santo Patrono.
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Articolo: Fabio Di Bitonto
Foto:
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