Nell’arco di due anni i problemi furono risolti e fu fatta richiesta di regolarizzazione per la costruzione della piattaforma presso le capitanerie di porto.I lavori da quel momento proseguirono, ma lentamente, a causa di un mare poco clemente, infatti, i venti e le onde alte impedivano spesso di lavorare.
Nel 1966 la capitaneria di porto di Rimini intimò nuovamente la rimozione della piattaforma poiché le autorizzazioni richieste in passato non erano state accettate, dato che lo spazio in questione era stato concesso all’ENI per esperimenti di perforazione al fine di ritrovare idrocarburi.
Nel 1967, parecchi metri sotto il fondale marino, fu ritrovata una falda di acqua dolce e quindi, dopo poco, nella metà del 1967, l’isola fu aperta al pubblico in quanto indipendente e vivibile.
L’opera però non era ancora completa e quindi, nel frattempo, i lavori continuavano e furono ultimati solo l’anno successivo; al termine dei lavori, Giorgio Rosa proclamò l’isola indipendente dallo stato Italiano il 1 maggio.
La richiesta d’indipendenza giunse al grande pubblico quasi due mesi dopo nonostante l’isola fosse stata invasa dai villeggianti che andavano a visitare questa novità nel mezzo dell’Adriatico.
Questa enorme mole di traffico verso l’isola iniziò a preoccupare il governo che non sapeva ancora come agire; l’azione di Rosa fu vista dai governi come un tentativo di evasione fiscale visti i proventi derivanti dal turismo.
Fu così che, inizialmente, l’isola fu pattugliata dalle forze dell’ordine con l’obiettivo di impedire attracchi turistici.
Nel frattempo l’isola fu affittata per un anno da Pietro Bernardini, un uomo che fini sulla piattaforma dopo un naufragio e di cui, alla fine, era l’unico abitante in quel momento.
Alla questione s’interessarono anche i servizi segreti italiani i quali ebbero un colloquio con l’ing. Rosa e, in seguito a ciò, l’isola decise di dotarsi di una stazione radiofonica al fine di sensibilizzare la terraferma alla propria missione.